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partire
dall’epoca
tardo—illuministica
in
poi,

in

Francia, Olanda,
Russia,
Svezia,
Germania
e
soprattutto
in
Inghilterra si
verifica
un
imperioso
risveglio
dell’interesse
per
la
classicità ed
in
particolare
per
i
caratteri
storico—culturali
della
civiltà capitolina,
prima
in
relazione
ad
un’ottica
strettamente
ar‐ cheologico—scientifica
con
implicazioni
umanistiche
e
filo‐ logiche
di
insigne
portata
filosofica,
poi
anche
in
sinergia
con la
tipica
cosmopolita
e
universalistica
curiositas
intellettuale illuministica
che
gravita
intorno
al
nesso
tra
l’esplorazione guidata
ma
avventurosa
degli
altri
paesi
alla
ricerca
di
diversi costumi
e
tradizioni
etniche
ed
il
confronto
artistico
profi‐ cuo
tra
modelli
etici
e
morali
divergenti
ma
ugualmente
com‐ presenti
nella
visione
sinottica
della
storia
antropologica.
In tale
contesto
si
inquadra
la
tendenza
diffusa,
diremmo
quasi la
smania
morbosa

di
visitare
il
territorio
italiano,
con
parti‐ colare
riferimento
alla
capitale,
sinodo
perfetto
e
tangibile
di civiltà
presente
e
di
vestigia
del
passato
glorioso
che
rivive
at‐ traverso
le
monumentali
opere
di
raccordo
diacronico
tra
le varie
epoche
rappresentate
dalle
illustri
realizzazioni
pittori‐ che,
scultoree
e
architettoniche
risalenti
ora
all’Urbe
antica, ora
alla
Roma
rinascimentale
e
barocca."Non
esiste
sicura‐ mente
altro
luogo
al
mondo
in
cui
un
uomo
possa
viaggiare con
maggior
piacere
e
beneficio
dell'Italia...È
la
grande
scuola della
musica
e
dell’arte,
e
in
essa
vi
sono
tutte
le
più
nobili opere
monumentali
e
artistiche,
sia
antiche
che
moderne...". Con
queste
parole
lo
scrittore
inglese
Joseph
Addison
nel
1765 esprimeva
il
coinvolgimento
emotivo
che
molti
viaggiatori del
suo
tempo
provavano
nella
tappa
più
importante
del
loro GRAND TOUR, l'Italia.
Un'impresa
costosa
che
comportava lunghi
spostamenti
con
imprevisti
a
volte
rischiosi
e
che,
pur attraversando
numerosi
paesi,
aveva
come
culmine
il
viaggio in
Italia.
Roma
divenne
così
il
centro
artistico
d'Europa,
gra‐ zie
al
“gran
teatro
delle
rovine”
e
al

fascino
dei
suoi
monumen ti
“Per
noi
l’unica
via
per
diventare
grandi
e,
se
possibile,
inimi tabili,
è
l’imitazione
degli
antichi”,
così
parlava
il
Winckel‐ mann
nel
1755.
Il
grande
storico
dell’arte
tedesco
sollecitava a
guardare
al
passato
greco
e
romano,
con
occhi
del
Sette‐ cento
mentre
la
capitale
pontificia
era
diventata
la
meta
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